La memoria è figlia dell’autocoscienza

Oggi è il 27 gennaio e ha luogo la Giornata della Memoria.

È un giorno riconosciuto e dedicato internazionalmente alla liberazione degli ebrei di Auschwitz. Anche se questo giorno si riferisce a un evento specifico, è stato designato per attirare l’attenzione su quegli eventi storici che, nella loro stessa natura, sono malvagi e atroci. In quanto artisti di teatro, come possiamo utilizzare gli strumenti della nostra professione per contribuire al tema proposto in questa occasione?

Così con questo spirito, come attore, regista, drammaturgo ed educatore di teatro, ho scritto una riflessione che spero in parte affronti questa domanda. Sono lieto di sostenere e partecipare all’iniziativa dedicata alla “Giornata della Memoria”.
  
Cominciamo a riflettere su come cerchiamo di definire cos’è il teatro. Forse, credo che potremmo iniziare semplicemente dicendo che è l’Arte che tenta di trasporre l’esperienza umana, e poi la ricrea in uno spazio determinato o definito. È l’arte in cui i pensieri, gli stati emotivi e le parole si traducono in gesti, movimenti e azioni, interagendo in reciprocità. 
Dai tempi dell’antica Grecia ad oggi, quest’arte è stata motivata dal bisogno intrinseco di condividere razionalmente ed emotivamente ciò che è tangibile e intangibile dell’esistenza dell’uomo in modo fisico e attivo. Come un rituale, questo avviene in un ambiente formale, condiviso tra gli altri in quello spazio. Ma questo semplice concetto si complica quando ci poniamo le domande: “Per quale scopo e come deve essere fatto?
Tra performer e spettatore dovrebbe verificarsi una fusione di ciò che mi piace chiamare “trans-esistenzialismo”.  Ciò che non conosco, non sento o non ho mai sperimentato può essere trasmesso dal performer. Oppure quello che ho sperimentato, capito e sentito finora nella mia vita viene affermato o negato. Può essere un momento empatico reciproco che permette ad una persona di sostanziare il proprio essere, ed eventualmente se stessa fisicamente. Permette ad una persona di vivere indirettamente attraverso ciò che ha visto, senza mai dover effettivamente eseguire o partecipare a ciò che ha visto. L’attore e il performer si coniugano in un atto di comunione. Si scambiano conoscenze nella speranza di aumentare la loro auto consapevolezza.

Il teatro è un’arte fisica prima di essere un’arte di parole configurate per formare un significato espresso in interpretazioni psicologiche. È l’azione stessa del corpo sulla scena che sostanzia la parola in una percezione visiva dell’esistenza, trasmettendo così l’empatia. Il teatro è prima di tutto l’arte della narrazione.  Raccontare una storia, esplorare la causa e l’effetto delle azioni umane. Il teatro è la forma d’arte per coinvolgere l’unica caratteristica umana che ci rende creature distinte dalle altre. La memoria. E la memoria è figlia dell’autocoscienza. 
Questo dà all’uomo la capacità di dominare la natura, rompendo i confini delle restrizioni dell’istinto. L’uomo si evolve e cambia, e allo stesso tempo può comandare quell’evoluzione e quel cambiamento. La natura dell’uomo è di essere antitetico alle leggi della natura. Come persone siamo un costrutto di contraddizione e paradosso, il matrimonio del sublime e del ridicolo.  Il nostro istinto ci impone la sopravvivenza della specie e di aggrapparci alla vita, alla nostra vita soprattutto. Eppure, allo stesso tempo, l’umanità possiede la capacità di distruggere la sua vita, tutta la vita. Eppure, abbiamo la memoria. Quella memoria ci dà la prospettiva, quindi il potere di cambiare ed evolvere, di agire diversamente da come abbiamo agito in precedenza. 
Eppure, le azioni del passato sono spesso conservate nei recessi della nostra mente, molte volte volutamente dimenticate. Il teatro è l’arte di ricordare.  Quindi una parte del compito del teatro è quello di risvegliare ciò che dorme nei recessi della nostra memoria.  Così facendo, possiamo mitigare, o temperare la nostra natura avvilente, allontanandoci dalla distruttività e dalle atrocità, e orientandoci verso modi positivi di vivere la vita.  
Possiamo agire intellettualmente: proponendo idee alternative, divulgando nuove informazioni ed educando. Possiamo agire emotivamente: facendo ridere, provocando lacrime, provocando rabbia e tutto il resto delle emozioni. Tutto questo lo facciamo attraverso la presenza del corpo, i suoi movimenti, i suoi gesti, le sue espressioni.

Questa è una delle tante sfaccettature che offre l’arte del teatro. Quindi, in questo giorno, ricordiamoci di richiamare il potere della “Memoria”, e il suo ruolo fondamentale nella nostra professione. Ricordiamo quello che è successo il 27 gennaio 1945.

(Un ringraziamento speciale per la collaborazione a Chiara Saurio, direttrice dell’Atelier Teatro Fisico Lecce)
 

Tagged under:

© Atelier Teatro Fisico All rights reserved | Sviluppato in collaborazione con Ligas Renato .
Privacy Policy

Log in or Sign Up

Cresta Social Messenger
WhatsApp - Chat
Send