Philip Radice e l’arte del Clown
Qual è il valore del fallimento nella vostra vita?
E perché è importante riconoscerlo sulla scena nel lavoro sul clown?

La domanda è un po’ complicata: il “valore” del “fallimento”. Vedere il fallimento come un valore sembrerebbe contraddittorio, rispetto a quello che siamo abituati a pensare.
Tendenzialmente il fallimento non ha un valore. E’ qualcosa che odiamo e di cui abbiamo paura. Proviamo ad evitarlo, a tutti i costi. Il fallimento avviene quando un uomo stabilisce un obiettivo o un desiderio, ma non riesce a raggiungerlo o soddisfarlo.
E’ implicito nel fallimento che io non riesca ad arrivare dove voglio arrivare. E questo deriva dalla nostra umanità.Perché è impossibile per un uomo non porsi degli obiettivi, non aspettarsi qualcosa di più.
Nella nostra aspettativa siamo condizionati ad essere perfetti o almeno a puntare verso la perfezione. Siamo condizionati a raggiungere un equilibrio nella nostra vita, una certa armonia. Quando questo non avviene, si rivela un fallimento. Quindi parlare di “valore del fallimento” è un po’ contraddittorio. Io direi che è importante capire che il fallimento fa parte della nostra vita ed è ciò che ci permette di capire che forse qualcosa va fatto diversamente, o solo “giocato diversamente”. Tramite il fallimento noi possiamo intuire o vedere più chiaramente un modo per migliorarci mentre tendiamo al valore che desideriamo raggiungere. Quello che non deve accadere è pensare che sia implicito nel fallire, perdere anche il nostro valore. E questo accade. Quanto più fallisco, più sento di non avere valore. Eppure è impossibile non fallire. Quindi dove sta il valore? Il valore sta nel come io supero quel fallimento e nei mezzi che trovo per superarlo. Ed ecco perché è importante il Clown. Qui si deve parlare di “Clown” non come un genere in sé, ma di un principio più ampio: il Comico. Dobbiamo tornare a pensare cos’è il comico, non il clown. I comici esistono da secoli, fin da quando l’uomo ha cominciato a percepire la sofferenza a livello psicologico e ha intuito la possibilità di un sollievo nella risata. Quindi, il clown rappresenta il comico. Il personaggio che incontra il fallimento, il cosiddetto ”fiasco”, gli ostacoli che gli impediscono di arrivare all’obiettivo e il modo in cui egli riesce a superarli, ma in più a tutto questo, il comico lo fa “comicamente”, appunto, agendo su un livello di identificazione del pubblico con quella situazione. Il fallimento avviene perché qualcosa agisce fuori dal nostro controllo e se io non riesco a controllare le cose intorno a me, sono “un fallito”. La nostra natura e la nostra società ci impongono di avere controllo sulle cose intorno a noi, essere in equilibrio e arrivare al nostro obiettivo, sempre. Il clown è la quintessenza di questo costante conflitto e dilemma interiore. Non riesco mai esattamente ad ottenere quello che voglio, mi capitano cose che sono fuori dal mio controllo. Come le aggiusto? Il Clown nel suo tentativo di aggiustare questo disequilibrio, di aggiustare l’imperfezione nel raggiungimento del suo obiettivo o nel superare quell’ostacolo, lo fa in una maniera diversa da quella che è l’aspettativa del pubblico, la nostra aspettativa. Lo fa in una maniera ingenua o ridicola. Ci trasporta nell’umanità della sua condizione, facendoci vedere come questo tentativo non sempre si risolve nella maniera che noi immaginiamo. Ed è per questo che noi ridiamo. Ridiamo perché in quello è implicito che io stesso umanamente sono un dilemma, un conflitto. Si crea un rapporto di complicità ed empatia nello spettatore che vede potenzialmente se stesso nel comico o nel Clown in quella situazione. In inglese noi non diciamo “to laugh at..” ma diciamo “to laugh with… someone”. Ridere con qualcuno. Io sono quel personaggio che vedo sul palco. E capisco che il valore sta nel riuscire a trovare la soluzione al problema e nel continuare ad andare avanti. Tutti condividiamo tra noi quel “dilemma”. Quindi, perché io devo percepirmi meno importante di un’altra persona? No. Io devo solo trovare la mia personale soluzione per rimediare alla situazione. Il clown rappresenta questa tragedia, ma anche questa bellezza, perché solo in questo modo io sono libero. Siamo liberi di stabilire e vivere le nostre aspettative su quello che non vogliamo per la nostra vita ma allo stesso tempo, se non arriviamo a soddisfare queste aspettative, possiamo e dobbiamo essere in grado di “giocare”, trovando nuovi mezzi per superare gli ostacoli. Questo è il clown. Questo è il comico. Questa è la nostra umanità. Jacques Lecoq ha riscoperto e sviluppato le dinamiche del Clown, come una metafora e non solo come un’arte per provocare la risata. Il clown rappresenta la metafora dell’umanità. Dell’ Uomo che non raggiunge mai gli obiettivi che si aspetta di raggiungere, e non vive mai perfettamente in equilibrio o in armonia, ma proprio sulla base di questo principio può essere contento di essere sé stesso. Il Clown accetta sé stesso e va avanti, e cerca di esserne felice. |
Philip Radice